Ci sono lavori che non fanno notizia.
Ci sono mani che non chiedono riconoscimenti,
ma portano avanti il mondo in silenzio.
Questa è una dedica a loro, e a chi ogni giorno costruisce
senza bisogno di applausi.
C’è un uomo che ogni giorno si alza presto.
Non per fare carriera,
non per ricevere applausi,
non per ambire a titoli e riconoscimenti.
Si alza per costruire.
Per creare qualcosa che esiste solo perché le sue mani
hanno deciso che poteva esistere.
Ha il sapere dentro le vene,
non quello imparato sui banchi,
ma quello assorbito nel tempo,
con il corpo e con gli occhi.
Lo vedi mentre lavora:
non guarda solo ciò che fa, lo sente.
Eppure, c’è un posto dove questo non basta.
Dove il talento spaventa.
Dove la bravura diventa un ostacolo e non un valore.
Dove il rispetto è concesso solo a chi sa comandare,
non a chi sa fare.
E allora eccolo lì, ogni giorno,
con le spalle stanche,
le parole trattenute,
la rabbia masticata tra un’ora di traffico e
un’altra di silenzio.
Io lo guardo.
So cosa vale.
Lo so nei dettagli che non racconta:
in quelle volte in cui sistema qualcosa a casa e
lo fa senza vantarsi.
Nel modo in cui osserva il legno come se
avesse un’anima.
Lui non lo sa, ma quando penso al coraggio,
mi viene in mente la sua schiena curva sulla fatica.
Il suo restare, anche quando non lo meriterebbero.
Un giorno, forse, avremo un posto nostro.
O forse no.
Ma so che se domani crollasse il mondo,
io costruirei il nuovo con lui.
Perché chi ha mani così…
non ha bisogno di padrone.
Ha solo bisogno di spazio.
E di qualcuno che gli ricordi chi è.
Questo non è solo lui. È ogni uomo e ogni donna che sanno fare, e che meritano spazio.
"Citando gli altri, citiamo noi stessi."
- Julio Cortázar